Blue economy: il futuro del Mediterraneo si gioca su questo campo

Inaugurata oggi BLUE PLANET ECONOMY EXPOFORUM 2022, la manifestazione di Fiera Roma che accende i riflettori su sfide e soluzioni verso una transizione sostenibile dell’economia marittima

 

Le principali sfide dell’umanità contemporanea, quelle al cambiamento climatico e all’uso efficiente delle risorse, trovano nel Mediterraneo un banco di prova privilegiato. Il Mare Nostrum è uno degli hotspot globali degli effetti del cambiamento climatico, è  il bacino che si sta scaldando più in fretta, qui il livello del mare subirà i maggiori innalzamenti e i fenomeni atmosferici estremi saranno più frequenti, con conseguenze che si preannunciano irreversibili e catastrofiche.

 

 

È questo il focus geo-economico di BLUE PLANET ECONOMY EXPOFORUM 2022 (https://www.blueplaneteconomy.it/), la manifestazione fieristica organizzata da Fiera Roma e da MAR – Marine Activities and Research Association, in programma presso i padiglioni della fiera capitolina da oggi al 21 ottobre. Il forum affronta i trend-topic più attuali della Blue Economy nell’unica declinazione possibile, quella dell’innovazione verso la piena sostenibilità. Dopo la prima edizione, nata in piena pandemia e completamente digitale, l’appuntamento 2022, finalmente in presenza, sceglie temi e settori target che seguono le linee guida degli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030: innovazione e crescita nei settori dell’economia costiera, energia, mobilità e trasporti, risorse ittiche benessere e biotecnologie, cantieristica e diporto, sistemi turistici costieri, istruzione, formazione e professioni legate all’economia blu. (La partecipazione è gratuita previa registrazione: https://survey.fieraroma.it/execute/survey?surveyID=bpe2022&action=start&lang=it)

 

“L’ambizione di questo appuntamento annuale – spiega il Presidente del Comitato tecnico scientifico della manifestazione, il Direttore del Dipartimento Sostenibilità Enea Roberto Morabito – è diventare un momento di incontro e riflessione che coinvolga imprese, comunità scientifica, istituzioni di tutti i Paesi Mediterranei, innescando una grande riflessione su come affrontare la transizione ecologica e creando un’occasione per rafforzare il dialogo tra le sponde del Mediterraneo e offrire proposte e soluzioni”.

 

È  quanto è già accaduto nella prima giornata dei lavori. “La strada è rendersi conto che nessuno Stato, né il pubblico senza il privato, – ha indicato Grammenos Mastrojeni, vice segretario generale di UFM, l’organizzazione intergovernativa

L’Unione per il Mediterraneo, intervenuto in apertura della manifestazione – ha sufficienti mezzi per affrontare una crisi così vasta e rapida da solo. Ma se si mettono assieme tutte le risorse – ad esempio l’energia solare del Sud a disposizione anche dei Paesi del Nord -, non solo si può affrontare il cambiamento climatico, ma si possono anche creare dinamiche economiche nuove, di scambi equi, che contribuiranno anche a un’economia di pace”.

 

Si è esercitato nella ricerca di una risposta “a quello che più che un cambiamento climatico è una vera e propria crisi climatica” anche Roberto Danovaro, Professore Ordinario e Direttore del Dipartimento di Scienze della Vita e dell’Ambiente presso l’Università Politecnica delle Marche, intervenuto sempre nel corso della sessione inaugurale: “Esistono prospettive sia di mitigazione che di adattamento: due sono le soluzioni – ha evidenziato – che io vedo più facilmente e rapidamente realizzabili. Da un lato le energie rinnovabili offshore, ad esempio l’eolico in mare, un territorio molto vasto che può produrre tanta più energia che a terra e in modo più sostenibile ed eco-compatibile. Dall’altro lato c’è la desalinizzazione del mare, la fonte di acqua del pianeta, come risposta alla crisi idrica: può contribuire sostanzialmente a un’agricoltura sostenibile e a ridurre gli impatti del problema”.

 

Come sottolineato nel suo messaggio di saluto dal Presidente della Regione Lazio

Nicola Zingaretti, “la possibilità per la blue economy di essere centrale nel nostro futuro per ridurre le emissioni di CO2 è evidente, dalla produzione di energia rinnovabile alle possibilità per una produzione alimentare sostenibile fino alle opportunità economiche per le comunità periferiche. Trasformare i rifiuti in energia per generare elettricità per le città e non buttarli in mare, proteggendo noi e il nostro ambiente, ne è solo un esempio. Una sfida che la Regione Lazio ha già avviato, nell’ambito della programmazione europea 2021-2027: realizzeremo, infatti, investimenti considerevoli per potenziare questo importantissimo settore. Come è successo con il Politecnico del mare, che abbiamo inaugurato a Ostia, dimostrando che questo campo può produrre nella nostra regione lavoro e sviluppo per le nuove generazioni”.

 

La centralità della Blue economy per la Regione Lazio è stata sottolineata dal Presidente Unindustria Angelo Camilli: “Nel Lazio contiamo nel settore circa 135mila imprese attive, 150mila dipendenti, una realtà con grandi prospettive di sviluppo: ci sono le condizioni sia dal punto di vista della cornice normativa che degli investimenti infrastrutturali e delle risorse finanziarie che avremo a disposizione per fare veramente un passo in avanti. Da parte nostra – ha sottolineato Camilli prendendo parte al forum – c’è la massima disponibilità a collaborare con le istituzioni per diffondere la consapevolezza di quanto l’economia del mare e tutto il tema della sostenibilità rappresentino una grande opportunità per la nostra Regione e il nostro Paese”.

 

Un esempio concreto è stato offerto dal Presidente dell’Autorità di Sistema Portuale del Mar Tirreno Centro-Settentrionale Pino Musolino, che ha illustrato l’’idea di far diventare il porto di Civitavecchia un hub di economia circolare. “Un’opportunità – ha spiegato Musolino – per far crescere l’economia del nostro territorio ma anche per ovviare a un problema che anche la Capitale ha rispetto alla gestione dei rifiuti: dobbiamo passare dall’idea che il rifiuto sia qualcosa di inutile, all’idea che possa divenire materia prima per un nuovo ciclo produttivo, a servizio dell’economia del territorio, della Regione e del Paese”.